Luisa Morelli scrive il suo Blog

Il gravissimo problema del Coronavirus nelle carceri

Una delle più gravi ed allarmanti ricadute dell’attuale emergenza sanitaria da Covid-19 è il forte rischio di una vera e propria epidemia all’interno degli istituti penitenziari.

Inizialmente, per tentare di contrastare il pericolo di un’epidemia fra la popolazione carceraria, sono state adottate misure restrittive specifiche, come la sospensione dei permessi premio e la limitazione dei colloqui con i familiari, anch’essi sospesi o da svolgersi dietro vetri protettivi; misure finalizzate ad impedire l’ingresso del virus intra moenia, che numerosi detenuti, come comprensibile, già esasperati dalle difficili condizioni di vita che si trovano a sperimentare all’interno del carcere, hanno percepito come inaccettabile compressione dei propri diritti. Come noto, sono così esplose in molte strutture, prima fra tutte quella di Modena, gravi rivolte in segno di protesta, che hanno portato a conseguenze disastrose, come l’evasione o la morte di diversi detenuti.

In secondo luogo, in seguito, in particolare, anche all’esplicita richiesta delle presidenti dei Tribunali di Sorveglianza di Milano e di Brescia che hanno indirizzato un’accorata lettera al Ministro della Giustizia Bonafede  

(https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/20_marzo_16/virus-carceri-al-collasso-lombardia-appello-giudici-sorveglianza-ministro-bonafede-748065d4-676e-11ea-93a4 da8ab3a8afb1.shtml?fbclid=IwAR1N6uT7rAUNzvKOVDfhShiL0ZeWuefDXpGSlWrQyE0MK3-U2UYkccVUIR8&refresh_ce-cp), è stata sottolineata l’urgente necessità di adottare provvedimenti tempestivamente volti a ridurre da subito la popolazione carceraria.

Nonostante che, allo stato, sembrerebbe che l’emergenza sia ancora contenuta (alcuni detenuti positivi al virus, in Puglia e in Lombardia, sono stati isolati per il momento con successo), rimane  fondamentale potenziare le misure di contrasto al sovraffollamento, sia per continuare a scongiurare il rischio di diffusione del virus, sia per tentare di allentare quel clima di tensione che ha determinato l’insorgere di violente rivolte.

Un grave impasse è dato però dall’uso del cd. “braccialetto elettronico”, strumento di lotta al sovraffollamento che potrebbe essere risolutivo, se non fosse che il numero di dispositivi a cui il sistema può fare ricorso è decisamente inferiore a quello dei detenuti che avrebbero diritto ad usufruirne. La criticità riaffiora dal Decreto legge n. 18/2020, “Cura Italia”, che stabilisce che a chi si trova a scontare pene sotto i diciotto mesi, ma sopra i sei può essere applicata la detenzione domicilare ma attraverso l’uso del dispositivo elettronico: è evidente che il provvedimento rischia di rivelarsi del tutto inefficiente, in principalità proprio per l’assoluta carenza di tali dispositivi.

In attesa che questo strumento venga potenziato, i Tribunali di Sorveglianza lavorano alacremente per applicare le misure alternative al carcere già previste dall’ordinamento, come la liberazione anticipata o la detenzione domiciliare.

Lo spettro di una pandemia carceraria continua però a preoccupare: secondo il Sole24Ore (https://www.ilsole24ore.com/art/carceri-numeri-dell-allarme-ADau40E) la popolazione carceraria ammonta a 61.230 detenuti, a fronte di una capienza massima delle strutture stimata in 50.931 posti. In questo periodo di emergenza, l’applicazione più rapida possibile delle misure apprestate dall’ordinamento ha permesso l’uscita di circa 2.000 persone. Unitamente ai 3.000 braccialetti elettronici (peraltro non tutti immediatamente disponibili) previsti dal decreto, ancora non si scende sotto il livello di guardia ma la speranza è che si possa quantomeno alleviare, magari in via definitiva, la condizione delle carceri, che era già drammatica anche prima dell’attuale grave emergenza.

Anche i maggiori giuristi di tutta Italia levano un grido di allarme sul rischio che scoppi una bomba epidemiologica nelle carceri, ritenendo incostituzionale vincolare la misura della detenzione domiciliare a dispositivi che non ci sono. 

Così pure il Consiglio Superiore della Magistratura ha preso netta posizione di denuncia della drammaticità della situazione carceraria e dell’assoluta inadeguatezza delle misure da ultimo prese dal Governo. Per affrontare il sovraffollamento e il rischio di contagio sono infatti necessarie misure straordinarie, peraltro già in corso di adozione negli altri Paesi europei.

Non ci resta che capire che succederà in Italia!

Scritto da avvocato Luisa Morelli, in collaborazione con la dott.ssa Elisa Bettoni