Seppure inevitabilmente a distanza, anche quest’anno la nostra Camera Penale, in collaborazione con il MIUR, sta organizzando laboratori di legalità nelle scuole.
E così, con il solito entusiasmo, anche se ahimè a distanza, sabato mattina ho partecipato, con l’avv. Veronica Zanotti, attuale Presidente della Camera Penale di Brescia, all’incontro con le classi quarte del Liceo Scientifico Leonardo di Brescia.
È il nostro modo per dare un contributo di esperienze e idee al mondo della scuola e ai ragazzi che si stanno affacciando alla vita adulta.
La novità di quest’anno è stata la possibilità data alle scuole di scegliere uno specifico argomento di approfondimento.
Le classi del Liceo Leonardo che ci sono state assegnate ci hanno chiesto di approfondire il tema a noi molto caro della violenza di genere (con focus sul “Codice Rosso”, di cui vi abbiamo già parlato in un precedente articolo).
Siamo state particolarmente contente di poter trattare con i ragazzi del liceo questo fenomeno di grande attualità che richiede, anzitutto, un’informazione corretta.
Come abbiamo cercato di spiegare ai nostri giovani interlocutori, l’autodeterminazione di genere è, anzitutto, un importante valore culturale: fondamentale è, quindi, un cambiamento culturale all’interno della nostra società che non può che prendere le mosse dalla generazione dei giovanissimi che ci hanno ascoltate, attraverso la cultura del rispetto e della parità di genere, pur nel riconoscimento delle diversità.
Abbiamo, quindi, cercato di sottolineare la fondamentale differenza che corre tra VIOLENZA e CONFLITTUALITÀ tra partner o ex partner.
Abbiamo poi a grandi linee spiegato che cosa si intende per VIOLENZA ASSISTITA, intesa come il complesso delle ricadute di tipo comportamentale, psicologico, fisico, sociale e cognitivo, nel breve e nel lungo termine, sui minori costretti ad assistere ad episodi di violenza compiuti su figure di riferimento o su altre per loro affettivamente significative, siano esse adulte o minori.
Abbiamo infine tratteggiato il nostro ruolo di difensori e la funzione sociale che siamo chiamati a svolgere: difensore dell’imputato (o della persona sottoposta ad indagini) un giorno, difensore della vittima di reato un altro giorno. L’importante – come abbiamo cercato di spiegare – è mantenere, soprattutto davanti ad una vittima di violenza che si rivolge per la prima volta a noi, un approccio di forte empatia, ascolto attivo, particolare sensibilità, giusta distanza, senza permetterci mai di giudicare, ma mantenendo il massimo rispetto per la vicenda che, con grande sofferenza, la donna maltrattata ci sta ponendo davanti.
È stata, anche quest’anno, un’esperienza che ripeterò con molto piacere anche in futuro, nella speranza che la prossima volta ci potremo recare, come gli anni scorsi, presso le scuole che ci ospiteranno, per parlare di persona agli studenti con gli studenti.
Scritto da avvocato Luisa Morelli