Luisa Morelli scrive il suo Blog

Nasrin Sotoudeh

Ci sta particolarmente a cuore la vicenda della collega iraniana Nasrin Sotoudeh, attivista per i diritti umani arrestata e condannata alla pena di 33 anni di carcere e a 148 frustate per aver guidato la rivolta delle donne iraniane contro l’obbligo del velo, che ha dovuto interrompere lo scorso 25 settembre lo sciopero della fame da lei intrapreso il 22 luglio 2020 in segno di protesta per la mancata adozione di provvedimenti tesi a fronteggiare l’emergenza sanitaria nel famigerato carcere di Evin di Teheran ove lei stessa si trova detenuta.

Significativa la durissima lettera che lei stessa ha scritto dalla prigione di Evin e che alleghiamo:

Cari attivisti per i diritti umani,

il 22 luglio 2020 ho iniziato uno sciopero della fame per protestare contro le azioni illegali della magistratura in Iran. Dopo aver sopportato 46 giorni di fame e successivo ricovero in ospedale, venerdì 25 settembre ho interrotto involontariamente il mio sciopero. Forse il risultato più ovvio di questo sciopero della fame è stato che ha dimostrato fino a che punto la magistratura è disposta a spingersi per infrangere la legge e mettere in pericolo la vita dei suoi cittadini.

Sono grata ai prigionieri che hanno partecipato allo sciopero con me per giorni, e alcuni per settimane, durante questo periodo. Cinque di loro provenivano dal reparto femminile delle prigioni di Evin e Gharchak e cinque di loro provenivano dal reparto maschile. Anche se tutti avevano richieste individuali, il motivo principale per cui hanno iniziato uno sciopero della fame era protestare contro le leggi violate dalla magistratura e chiedere il rilascio di tutti i prigionieri politici. 

Sono anche grata a tutti coloro che nel mondo ci hanno sostenuto nel nostro sciopero. Questa è stata un’opportunità per attirare ancora una volta l’attenzione del mondo sull’oppressione e l’ingiustizia che il popolo iraniano sta subendo. Sono grata a tutti i miei colleghi dell’Ordine degli avvocati francese e alle associazioni di altri paesi, al presidente dell’Ordine degli avvocati centrale e al consiglio di amministrazione che ha perseguito il mio caso. 

Sono grata a tutti gli scrittori e artisti iraniani all’estero. La tirannia nel loro stesso paese li ha costretti ad affrontare le difficoltà della migrazione e della vita in esilio, eppure hanno reso orgoglioso il nostro paese. Anche loro in un certo senso stavano protestando con me. 

Apprezzo tutti i diversi modi in cui artisti, scrittori e individui in tutto il mondo hanno mostrato il loro sostegno. Infine, vorrei ringraziare le persone inestimabili che gestiscono numerose organizzazioni per i diritti umani, nonostante la libertà nei loro paesi.

Ancora una volta, sottolineo le richieste legali e legittime di tutti i prigionieri in sciopero della fame. Chiedono il rispetto delle leggi approvate dal parlamento iraniano e il rilascio di tutti i prigionieri politici. Ribadisco che il sistema giudiziario è il solo responsabile dell’applicazione della legge e della riduzione delle pene severe.

Possa la giustizia essere ripristinata nel nostro paese, l’Iran.

Nasrin Sotoudeh

Settembre 2020

Prigione di Evin

Profonda la preoccupazione che arriva dall’Alto Commissario ONU per i diritti umani per la situazione in cui si trova l’avvocato Sotoudeh, insieme con gli altri attivisti per i diritti umani e i prigionieri politici detenuti con lei.

“Sono turbata nel vedere come le misure volte a contenere la diffusione del Covid-19 vengano usate in modo discriminatorio contro questo gruppo di detenuti in particolare – ha affermato Bachelet – Le persone detenute solo per le loro opinioni politiche o altre forme di attivismo a sostegno dei diritti umani non dovrebbero essere in carcere e questi detenuti non dovrebbero essere esposti a rischi maggiori. Esprimere il dissenso – ha concluso – non è reato: è un diritto fondamentale che dev’essere protetto e salvaguardato”.

Scritto da avvocato Luisa Morelli