Luisa Morelli scrive il suo Blog

Se sembra impossibile allora si può fare

Lo scorso 24 febbraio, in occasione del “World Book Day”, iniziativa a cui ha
aderito la Camera Penale di Brescia, di cui facciamo parte, ci siamo recati
presso la Casa di Reclusione di Verziano per condividere con detenuti e
studenti di due classi quinte di un Istituto Superiore della provincia un
momento di riflessione prendendo spunto dal libro di Bebe Vio intitolato “Se
sembra impossibile allora si può fare”
.

È stata un’occasione per visitare il carcere senza limitarci, come di consueto,
alle sale colloqui: la realtà di Verziano dovrebbe essere comune a tutte le
carceri italiane, mentre, purtroppo, costituisce un’isolata eccezione. Abbiamo
potuto vedere le aule scolastiche, i laboratori artistici, la palestra, il campo da
calcio
, tutti luoghi accomunati dall’obiettivo di contribuire alla rieducazione del
detenuto.

Durante l’incontro, durato un paio d’ore, ci siamo suddivisi in piccoli gruppi
composti da studenti, insegnanti, detenuti e alcuni di noi avvocati a fare da
ponte tra la realtà esterna e quella interna.

I temi principali che sono stati toccati, sullo spunto del libro che tutti avevamo
precedentemente letto, sono stati l’importanza di avere un obiettivo, una
speranza, un sogno, la lotta per il raggiungimento di un futuro migliore,
l’importanza delle proprie “squadre”, prima fra tutte quella della propria
famiglia, supporto fondamentale sia per gli studenti sia per i detenuti.

Avvocati, studenti e detenuti messi davanti alle proprie fragilità, paure e sogni.
In quel momento, tutti noi eravamo semplicemente persone: nessuna
differenza, nessun pregiudizio, nessuna etichetta.

Tra le altre cose, è emerso che, sia il sogno della libertà, della felicità, o della
realizzazione professionale, tutti hanno il diritto di trasformare i propri sogni in
obiettivi
, attraverso tenacia, tempo e coraggio.

Un momento toccante e pieno di emozioni, in cui abbiamo potuto comprendere
dall’ascolto di esperienze dirette come sbagliare sia umano, ma come, allo
stesso tempo, l’importante sia rialzarsi e non arrendersi mai dinanzi alle
difficoltà. Nessuno merita di identificarsi con ciò che ha fatto, sia esso uno
sbaglio o un successo.

Siamo emozioni, fragilità e desideri, non azioni. E ad insegnarcelo sono stati gli
stessi detenuti.

Quello che più ci preme all’esito di questa esperienza è ricordare che, secondo
la nostra Costituzione, la pena, anche detentiva, deve sempre avere una
funzione rieducativa e risocializzante, finalizzata al reinserimento del
condannato
, anche se, tuttavia, nella pratica, si tratta di obiettivi difficilmente
raggiungibili (anche e soprattutto per la situazione attuale di gran parte delle
carceri, in ragione delle loro caratteristiche fatalmente desocializzanti. Non a
caso, uno dei detenuti ci ha spontaneamente confermato quello che sappiamo
bene essere il risultato delle statistiche: solo le misure alternative alla
detenzione abbattono la recidiva
; fare anni di carcere e poi tornare in libertà
purtroppo per molti significa tornare a delinquere, laddove in carcere non si sia
fatto molto per la loro rieducazione e risocializzazione).

Ecco il motivo per cui la cd. riforma Cartabia, da poco entrata in vigore, ha
scelto di preferire una decarcerazione del sistema credendo nell’efficacia rieducativa delle pene sostitutive alla detenzione e nella loro capacità di contenere il rischio di nuovi reati.

“Realizziamo i nostri sogni, affrontando col sorriso ostacoli e paure” – Bebe Vio

Scritto da avv. Luisa Morelli e dott.ssa Ilaria Cesaro